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Un caso peculiare di stalking

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Sara Calleja Il delitto di atti persecutori, ovvero stalking deriva dal verbo to stalk, e si traduce verosimilmente (non è facile una traduzione) in: il fare la posta, inseguire, braccare e, in senso più lato, disturbare, assillare, perseguitare. Tale reato è stato introdotto dalla L. 23.4.2009, n. 38, che ha inserito nel codice penale l'art. 612 bis, poi aggiornato con la L. 15.10.2013, n. 119. Occorre rilevare che tale ipotesi delittuosa sanziona chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ovvero da provocare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva, ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. Spesso i persecutori hanno un'organizzazione di personalità borderline, caratterizzata da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dello sviluppo degli

Modifica dell'affidamento del minore

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Il 7 febbraio 2014 è entrato in vigore il decreto legislativo n. 154/2013 avente ad oggetto la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione a norma dell’articolo 2 della legge 10 dicembre 2012 n. 219. Con tale provvedimento è stata radicalmente riformata la disciplina contenuta nel codice civile relativa ai diritti dei figli, alle azioni di status, alla responsabilità genitoriale, alle relazioni tra genitori e figli; inoltre, è stata prevista la medesima disciplina per tutte le coppie, indipendentemente dal fatto che siano unite in matrimonio. A seguito della recente riforma, il legislatore ha riscritto il capo II del codice civile che si intitola: “esercizio della potestà genitoriale a seguito di separazione, scioglimento, cessazione degli effetti civili, annullamento, nullità del matrimonio ovvero all’esito di procedimenti relativi ai nati fuori dal matrimonio”, introducendo la sequenza di articoli che vanno dal 337 bis al 337 octies c.c.. Inoltre, sono s

Mediazione extraconiugale

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Ary Scheffer - Paolo e Francesca Accanto alle unioni matrimoniali, a quelle di fatto e alle unioni civili, sempre crescente è il numero delle unioni illegittime che non sono tutelate dal nostro ordinamento; al contrario, la Cassazione conforme le annovera quali cause di addebito, se sono state la causa scatenante della fine dell’affectio coniugalis, con la possibilità, per il coniuge tradito, di chiedere all'altro il risarcimento danni. In ogni caso, ultimamente, tali coppie illegittime si rivolgono in studio per essere aiutate a gestire il loro rapporto in crisi, perché mal tollerano l'unione extraconiugale coltivata contemporaneamente a quella familiare, in alcuni casi da entrambe le parti, spesso con figli. Pertanto, agli occhi dei mediatori e di coloro che gestiscono la famiglia e le coppie in conflitto, si prospettano nuove problematiche legate all’affettività, alla relazione, e ad aspetti decisamente pragmatici, complementari rispetto alla razio per cui è nata

L'avvocato per la famiglia e i minori

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Da ragazzina sognavo di occuparmi dei guai degli altri: nel mio concetto arcaico di giustizia c'era quindi posto per due sole professioni: il giudice e l'avvocato.  Da grande diventai più disillusa, arrivando a capire che la giustizia si fa strada, vive e si mescola con l'esperienza dell'ingiustizia come l'albero che cresce assieme all'edera che ne divora la linfa. Oggi, da avvocato, immagino un luogo in cui i bisogni delle parti trovino ascolto, in cui il benessere della famiglia sia al primo posto.  In questo luogo, immagino la presenza di un avvocato che si fa aiuto alla persona, in tutte le problematiche legate all’individuo e alle famiglie, anche quelle di fatto. Da qui è iniziata la mia collaborazione con LogoPaideia.  Spesso l'avvocato che si occupa della famiglia è classificato come divorzista, tuttavia la sua dimensione non è semplicemente legata alla separazione o al divorzio, ma abbraccia tutte le problematiche legate alla person

Mediazione famigliare: «mediagire» verso la diversità

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In uno dei primi episodi di Fairly Legal, un interessante serial televisivo che ha come protagonista una mediatrice (Kate Reed), David Nicastro, giudice del tribunale in cui la mediatrice spesso opera, con quella bella capacità di sintesi che ha la lingua anglosassone e che il media televisivo, se è possibile, ancor più accentua, così definisce, a un gruppo di contendenti, il senso del mediare: " Kate Reed ," dice (badate bene un giudice, non il portavoce del collettivo Bakunin): "non è un avvocato. È una mediatrice, in pratica è un arbitro in una partita senza regole, le cui regole le fanno la parti stesse.". Un arbitro in una partita senza regole in cui le regole le fanno la parti stesse. Personalmente credo sia una delle più efficaci definizioni della mediazione e, immagino non a caso, gli autori l'abbiano messa in bocca proprio a un giudice, come a fare decretare, da chi disciplina la legge, il fatto che la mediazione nulla ha a che fare con l

Diritto di relazione, l'avvocato tecnico della gestione del conflitto

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Cari amici, il 3 maggio ore 9,00 l'Associazione La Piazza, con la collaborazione dell'Associazione Familiaristi italiani, sezione Abruzzo, con il patrocinio dell'Ordine degli Avvocati di Lecce e della Camera Forense di Casarano è lieta di invitarvi al convegno "Diritto di relazione, l'avvocato tecnico della gestione del conflitto" presso la città di Taviano. La partecipazione è gratuita e sono stati attribuiti 4 crediti formativi. Posti disponibili 250. Vi aspettiamo numerosi!

Le possibilità della mediazione in un caso di alta conflittualità

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Tizia e Caio sono giunti in studio assieme, sposati da più di trent'anni, con due figli ormai grandi, con una loro vita. Avevano deciso di separarsi e volevano essere aiutati a formulare degli accordi, precisando, lui, che " i soldi suoi non si toccavano" e lei: "voglio quello che mi spetta".  Nel corso dell'incontro informativo spiegai loro che se gli avessi assistiti come avvocato, avrei potuto seguire soltanto uno di loro affinché l'altro potesse tutelarsi nel migliore dei modi in caso di separazione giudiziale. Se avessimo intrapreso il percorso della mediazione familiare, avrei "smesso i panni dell'avvocato" per indossare quelli della mediatrice familiare.  In tal caso, avrebbero, riscontrato una serie di vantaggi quali quello della possibilità di costruire il loro "linguaggio" in vista di un rapporto potenzialmente costruttivo, per darsi la possibilità di guarire le molteplici ferite. Sarei stata equi vicina a ent