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Visualizzazione dei post da febbraio, 2013

Violazione della dignità umana

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"Abbandono" Felice Casorati Cari lettori, con questo post avviamo alcune riflessioni sul diritto di famiglia e, in particolare, sulla possibilità che si dia, in questa sfera così delicata, al Diritto di relazione introdotto nei post precedenti. La riflessione parte con una decisione recentissima di Cassazione civile, sez. I, che, con sentenza 12.02.2013 n° 3407 ha interpretato rigorosamente l’art. 122 c.c.  negando alla moglie l’annullamento del matrimonio richiesto a seguito del comportamento violento e prevaricatore del marito, il quale dopo il matrimonio le aveva imposto rapporti sessuali “innaturali” e contro la sua volontà. La Cassazione ritiene che  l’art. 122 c.c. si riferisca ad errore sulle qualità ritenute essenziali del coniuge, quando questo riguardi l’esistenza di una malattia fisica o psichica o un’anomalia o deviazione sessuale tale da impedire lo svolgimento della normale vita coniugale. Sussistono invece i presupposti per una separazione co

"Regoliamo" l'ascolto

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Ideogramma cinese di "ascoltare" L' ideogramma cinese riportato nell'immagine a sinistra, rappresenta l'emblema del mio modo di concepire il rapporto con l'assistito che varca la soglia dello studio. Esso  è composto da diversi elementi: orecchio; occhio per "vedere" l'atteggiamento, lo sguardo del "tu", l'alterità che ci sta davanti, che non è lo specchio di me stesso, non è quello che io vorrei l'altro fosse, ma è proprio "un altro“; cuore perché parodiando Il piccolo principe si vede (e si sente) bene solo col cuore. Ebbene, queste alcune regole fondamentali dell'arte dell'ascolto che cerco ogni giorno di fare mie nei rapporti personali e soprattutto nella relazione "di aiuto" con l'assistito... Esse verranno approfondite mano a mano che si dispiegheranno le varie tematiche da affrontare nei post a venire: 1. Chiarire : quando il messaggio dell’assistito è ambiguo, confuso, mette i

Esplorazione di mondi possibili

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L’avvocato maieutico è un esploratore di mondi possibili: egli è un creativo ricercatore che non si lascia polarizzare dalle idee dominanti e dalle prospettive più ovvie ben consapevole che la logica, quando è rigida, è incapace di trovare soluzioni originali. L'avvocato esprime strategicamente le proprie intuizioni ed educa le parti a valutare il maggior numero di possibilità. Egli esamina con le parti i loro punti di debolezza e i rispettivi punti di forza educandoli ed educando a valutare e gli ostacoli (altresì finanziari) e le opportunità che dovessero emergere per la maggiore e reale tutela dei diritti fondamentali e umani tenendo in massimo conto la ”relazione” tra le parti. Pertanto il difensore favorisce l'ascolto e il dialogo superando il nichilismo normativo che vede incardinata la posizione del proprio assistito nella mera fattispecie normativa più o meno adatta al caso concreto. Quello dell'avvocato è un vero e proprio esercizio nell'ar

L'arte maieutica del difensore

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Qualche anno fa fui affascinata dall’esperienza del parto e in particolare dal ruolo esercitato dall’ostetrica durante tutto il corso del travaglio; mi sono resa conto quanto possano cambiare le dinamiche, le sensazioni e la partecipazione all’esperienza del “generare e del creare” a seconda della maggiore o minore medicalizzazione del parto.  Mi sono venute alla mente le considerazioni di George Engelmann in Laboramong Primitive quando guardava le donne nell’ultima fase del travaglio e inizialmente le induceva e conduceva ad assumere posizioni particolari o le invitava a calmarsi imparando poi ad osservare “la loro apparente agitazione sotto un’altra luce” dando loro così la possibilità di partorire seguendo istintivamente il “ritmo del loro corpo”:  le educava quindi a soffrire meno e a vivere con più consapevolezza e abbandono l’esperienza del parto, ad avere fiducia nella loro “naturale capacità” di saper mettere alla luce un figlio lasciandosi trasportare dalla “d

L'ad-vocatus chiamato in aiuto

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Io vinco - tu perdi In ogni tipologia di conflitto, sia essa familiare o sociale, il processo di diritto di relazione dovrà portare a soluzioni stabili, che siano realizzabili concretamente dalle parti e che siano funzionali alla tutela dei loro diritti fondamentali; esse saranno nello stesso tempo disposizioni precise ed elastiche che dovranno evitare nuovi contrasti fra le parti e che prevedano aggiustamenti causati da eventuali cambiamenti relazionali e riorganizzativi futuri. Gli avvocati, dovranno passare dal ruolo di operatori del contenzioso, al ruolo di difensori inteso come ad-vocati : chiamati in aiuto, tanto che l’avvocato contendente si farà condizionare emotivamente dallo stato d’animo dell’assistito, vivendo troppo emotivamente la trattativa e puntando, quindi, ad una sola soluzione, l’avvocato – educatore al conflitto, avrà un maggiore controllo sulle emozioni esaminando e progettando più di una soluzione. Mentre l’avvocato contendente si limiterà a

La "fisica" della relazione

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I difensori, pedagoghi legali, educatori alla relazione, faciliteranno una gestione costruttiva del conflitto tra le parti ed le educheranno a trovare, risorse ai loro bisogni.  L’autorità giudiziaria, grazie all’apporto costruttivo dei difensori sarà facilitata nell’emanare provvedimenti che siano il più vicino possibili alle esigenze delle parti in una fase critica del loro rapporto.  Le parti, seguite dai difensori, si relazioneranno in uno spazio nel quale saranno impegnati per lavorare sui loro interessi e quindi per raggiungere un accordo nel quale siano tutti pienamente soddisfatti: spazio della educazione alla relazione. In questi spazi, si riscontrerà una dipendenza reciproca degli esiti dei comportamenti, ossia le parti si trovano in una condizione di interazione strategica, per cui gli effetti dei comportamenti dell’una dipendono anche dai comportamenti dell’altro. Tuttavia, quanto più ognuna delle parti abbia un’informazione imperfetta rispetto ai comporta

Istruire o educare?

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La conflittualità è una condizione esistenziale ineliminabile che caratterizza tutti gli esseri umani e che può sfociare tanto nella crescita creativa e costruttiva di entrambe le parti coinvolte, quanto in una situazione negativa drammaticamente distruttiva. Essa può essere considerata un evento naturale, non negativo, e soprattutto  quale opportunità per crescere: la risposta potrà essere cooperativa o distruttiva. Sarà distruttiva quando i difensori stimoleranno le parti ad acuire il conflitto, a facilitare e delle volte a provocare la distruzione delle relazioni, facendosi portavoci della rabbia del proprio assistito: pertanto il procedimento giudiziario, con la definizione di un vincente e di un perdente creerà una situazione di squilibrio tra le parti, dove assumeranno rilevanza anche gli elementi di contesa di scarsa rilevanza pratica, che diventeranno importanti nella disputa giudiziaria, aumentando la conflittualità di fondo; si instaurerà un ingranaggio nel quale la

Educazione al conflitto

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Il lupo e l'agnello di Fedro La famosa favola di Fedro “Il lupo e l’agnello” racconta di un lupo e di un agnello che, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere nello stesso ruscello; il lupo era più a monte, mentre l’agnello beveva ad una certa distanza, più a valle. Tuttavia, la fame spinse il lupo ad attaccar briga e a chiedere all’agnello perché osasse intorbidirgli l’acqua e a seguito di tali accuse senza fondamento, il lupo saltò addosso all’agnello e se lo mangiò. Il semplice pragmatismo della ragione secondo il quale il lupo mangia l’agnello, il più debole soccombe al più forte può e deve essere superata attraverso l’educazione, area nella quale la presenza dell'avvocato, quale educatore al conflitto, potrebbe essere colta come occasione, non solo per giungere ad un accordo reciprocamente vantaggioso per le parti, ma per dare spazio alla relazionalità tra le stesse, alla fine di un percorso in cui entrambi hanno, per dirla con Massimo S. Galli, superato la

Il principio del contraddittorio

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«Per noi, terrestri, solo nella controversia si danno giusto e ingiusto così come solo nel discorso si danno vero e falso». Con queste parole comincia lo studio di Francesco Gentile Su linguaggio e diritto ; ancora, Paolo Ferrua specificava che l’essenza del contraddittorio «sta nel diritto delle parti di interloquire, in condizioni di parità, sui temi oggetto della decisione e, correlativamente, nell’esigenza che questa sia emanata secondo prospettive esaminate e discusse dagli antagonisti». In ultima analisi, il contraddittorio è visto come strumento di tutela dei diritti processuali delle parti attuativo di “giustizia” in quanto tale, metodo della “decisione giusta” che non significa dare applicazione alla norma, ma relazionare (in contraddittorio) le parti tra di loro per dare effettività e fondamento ai loro bisogni, tutelando pienamente i diritti umani. Questi forniscono “il modo di parlare di ciò che è giusto” da una speciale angolatura: il punto di vista dell'altro,

Risposta ai bisogni dell'uomo

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L'universalità dei diritti umani è storicamente e culturalmente condizionata dai nostri modi di pensare e di riflettere ed è pertanto un obiettivo da raggiungere e non un principio di partenza.  Tale universalità rimanda alla capacità comunicativa tra soggetti e culture che, senza perdere la loro identità, si fanno intendere dall’altro, interagendo significativamente con esso. L'universalismo viene quindi riconfigurato come «l'orizzonte d'intesa» di più particolari: un orizzonte che può sussumere dentro di sé l'idea di una pluralità di punti di vista particolaristici, talché il consenso sui diritti umani dovrà avvenire attorno a un insieme aperto e pluralistico di percezioni etiche essenziali, che partono dagli specifici, particolari contesti culturali, ma che tendono a trascenderli, nella prassi della interazione comunicativa. Tale universalismo dà pertanto la possibilità di essere effettivamente pertinente ed applicabile per tutte le parti coinvolt

Possibile applicazione dei diritti umani

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Il primo dicembre 2009 è entrato in vigore il Trattato dell’Unione Europea, firmato a Lisbona nel dicembre 2007 il quale dichiara che i diritti fondamentali, garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli stati membri, fanno parte del diritto dell’Unione in quanto principi generali.  Emerge il ruolo preponderante del diritto che regola i conflitti, tutela le identità, assicura la protezione delle aspettative legittime, nel rispetto della parità e della dignità delle persone, in cui l’identità è il risultato dell’incontro e della comunicazione, implicante una dinamica dialettica, tra varie identità culturali, sociali, che non sono da intendere come mondi chiusi, autosufficienti, incommensurabili e immodificabili ma disponibili, entro una logica multirelazionale, a generare nuove pratiche di diritto comune nelle quali si inscrive il diritto di relazione. Queste

Diritto di relazione

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Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro uomo, ha sempre avuto davanti a se tre possibilità di scelta: fargli guerra, isolarsi dietro ad un muro o stabilire un dialogo.   Soltanto guardando l’altro negli occhi ci si può ripensare uguali a lui e si può avere il rispetto per se stessi ed è soltanto così che si diventa capaci di rivendicare diritti nei confronti dell'altro, che a sua volta ne è pure il protagonista.  Pertanto, la "dignità umana" consiste nella capacità riconoscibile di avanzare pretese (to assert claims), di educare l’altro nel riconoscimento dei reciproci diritti.  Dunque, rispettare una persona, o pensarla come titolare della (possessed of) dignità umana è pensarla come potenziale attore di rivendicazioni (maker of claims), come persona capace di “sollevarsi”, di alzarsi in piedi".   Ebbene, rispettando l’altro, se ne riconosce la dignità umana; tuttavia soltanto dal momento in cui ci si riconosce responsabili dell’altro, ci s