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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

Mediazione familiare: parla l'esperto

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Chi è il mediatore familiare? Il mediatore familiare è una figura professionale, che, con una formazione specifica, gestisce un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari.  La mediazione familiare si basa sul riconoscimento della capacità di ognuno di uscire dallo schema difensivo e/o aggressivo in cui si è ingabbiato per arrivare comprendere i bisogni dell'altro e ad accoglierli in sintonia con i propri. Ed è su tale potenzialità dell'essere umano che essa si basa per la gestione delle situazioni in cui i le parti non riescono autonomamente ad attivare le loro naturali capacità di mediazione, proprio per il livello di escalation cui il conflitto è giunto... http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/dirittoCivile/famiglia/2014-02-28/mediazione-familiare-parla-esperto-111218.php

Serata formativa gratuita:il retroscena del conflitto di coppia

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Cari amici, vi invitiamo a partecipare alla nostra serata formativa, occasione di crescita personale e di approfondimento. L'incontro sarà tenuto dalla dr.ssa Chiara Mencarelli, psicologa e psicoterapeuta e dalla dr.ssa Meri Trivelli, psicologa. I nostri incontri sono rivolti a tutte le famiglie, alle coppie, ai singles e a tutti i professionisti che potranno aderire alla nostra Associazione quali avvocati, psicologi, mediatori familiari, giuristi, magistrati,insegnanti, investigatori, pedagogisti, assistenti sociali, pediatri e tutti coloro che, a diverso titolo, operano per il benessere delle famiglie. Ricordiamo inoltre che offriamo un servizio informativo telefonico gratuito di tipo legale, psicologico e in mediazione familiare per voi e per i vostri figli. Vi aspettiamo!

L'amore malato

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"Due persone sole" -  Edvard Munch Le ginocchia di Maria cedevano, pesanti come due macigni, mentre percorreva la scalinata, un vuoto allo stomaco la invadeva, inebetita arrivava finalmente, come avesse dovuto scalare l'Everest, sulla soglia della porta grigia, semichiusa della Procura.  La stavano aspettando, si, un bel sorriso l'accoglieva, la invitavano ad accomodarsi sulla quella sedia  della tortura. Ecco, mentre le chiedevano della sua vita, bla bla bla bla bla...proferiva parole che uscivano da sole, mentre il pensiero si spingeva oltre la soglia del "dire", per annegare nell'immediato passato: lì c'era il suo aguzzino, suo marito, l'uomo che amava, che l'aveva ridotta così, senza fiato. Lo aveva amato tanto, che lui l'aveva posseduta come un demonio, tanto che, una volta rapitole la dignità del corpo e dell'anima, voleva colpirla per l'ultima, definitiva volta. Maria sarebbe stata sua per sempre,digrignava lui, in

Un papà in mediazione familiare: esperienza a lieto fine

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Questa testimonianza è l'esperienza di un papà che, con l'aiuto della compagna da cui si andava separando come coppia, e andava costituendo un nuovo assetto familiare, ha intrapreso il viaggio della mediazione familiare. A lui la parola: "Avete presente un pugile suonato che resta sul ring incassando colpi su colpi, con le gambe che quasi gli cedono? “Perché mai..?” è la domanda frequente ”.. perché non getta la spugna?” Sarebbe più facile e meno doloroso.. Ma anche se barcolla sempre più pesantemente continua a voler restare in piedi, ostinato nel portare a termine l’incontro, perché ogni qualvolta il suo sguardo incontra quello della moglie, del figlio, della famiglia, dei suoi amici egli si sente in colpa, si sente un debole, in dovere di dimostrare che può farcela. Ad ogni fine ripresa continua a dirsi che deve tenere duro, cercare una strategia nuova per reagire e mettere in difficoltà l’ avversario, ma questi dimostra la sua potenza, alle volte oserei dire p

Un caso di approccio trasformativo alla mediazione familiare

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Tizia è giunta nel mio studio con la volontà di farsi aiutare da un avvocato in quanto il marito Caio l'aveva lasciata. Occupavamo due delle tre poltroncine che, equamente vicine, per me e per chi vi si sedeva, dovevano enunciare la mia vicinanza a pari titolo ad entrambe le parti della disputa ed al contempo, la mia terzietà che doveva rimanere inalterata, senza pregiudizi, qualsiasi cosa mi venisse raccontata. Tizia aveva due possibilità, delle quali l'una, farsi difendere da me in qualità di avvocato, e in quel caso avrei potuto difendere soltanto lei, invitando Caio a nominarsi un altro difensore; oppure, un'altra strada, nella quale, tutti e tre avremmo seguito un percorso di mediazione familiare, dalla quale il primo beneficiario sarebbe stato il loro bambino Sempronio, che allora aveva cinque anni...continua a leggere sul sito... . http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/dirittoCivile/famiglia/2014-02-13/caso-approccio-trasformativo-mediazione-153715.php

Lettera per un papà incinto

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Caro papà, ricordi la nascita del tuo bambino? Quanta attesa, e quel pancione che cresceva, i primi calcetti, gioia condivisa. Qualche volta avresti voluto avere quel pancione anche tu...come spiegare alla tua Lei che anche tu di tanto in tanto avevi i tuoi malesseri, i tuoi cambiamenti umorali, le tue gioie che ti portavano alle stelle e poi all'improvviso un'ansia che ti avvolgeva inesorabilmente. E poi la tua Lei così attraente, così "piena", avvolta da un'alea di mistero che, proprio perché tale, era insondabile. Proprio in quei frangenti, quando Lei si perdeva d'immenso, capitava di sentirti escluso perché quello sguardo così raggiante d'Annunciazione non era volto a te, ma per il Vostro bimbo, piccolo grande amore. Che strani sentimenti ti donava quella creatura che, pur nel grembo, ti suscitava sentimenti così confliggenti: tenerezza massima e paura di perdere quel cordone che ti legava alla tua Lei.  Ma si, economicamente ce l'

Il nostro parto

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"Nascita, vita e morte"   Carlo Margiotti Donna e mamma di quattro bimbi non posso non ricordare la meravigliosa esperienza del parto di ciascuno di loro.  Lessi a quel tempo il libro di Ina May Gaskin “La gioia del parto” e mi resi conto che la mia esperienza, così profonda dell’avvenimento del “dare alla luce” mi accomunava a tante donne che avevano apprezzato in libertà e con poca, o addirittura assenza di medicalizzazione, la nascita del loro bambino.  Mi sono venute alla mente le donne appartenenti a civiltà selvagge o le nostre nonne e bisnonne che affrontavano con molta più naturalezza quella che oggi delle volte è considerata (per fortuna sempre meno) un’esperienza terribile.  Ho riflettuto sul fatto che sia necessario offrire a noi donne la possibilità di “lasciar parlare il nostro corpo” che non è un’entità distinta dalla nostra mente; per dirla alla Ina May: “lasciate venir fuori la scimmia che è in voi!”.  Molto interessanti, a tal proposito